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sabato 16 novembre 2013 / Sonia Pellizzari

Un po’ di verità sull’Ilva. Quella telefonata non cancella nè rappresenta quanto accaduto in Puglia

A un giorno dalla pubblicazione della telefonata tra Nichi Vendola e Archinà vogliamo contribuire a fare chiarezza, a far prevalere, nelle analisi e nei giudizi, un principio di verità fatto di contesti, dati, fatti, leggi, politiche pubbliche.

Ma prima di farlo non ci sottraiamo dal nodo focale, quello per cui la telefonata di Nichi ‘non viene perdonata’ nei toni, per la confidenza e per la risata inopportuna sul giornalista a cui viene strappato il microfono. Non vogliamo scomporre il video in fotogrammi, con un esame freddo e distaccato, quasi chirurgico, perché perderemmo un quadro d’insieme. Tutt’altro, vogliamo contestualizzare quella telefonata perché è compito della politica capire, offrire chiavi interpretative, sottrarsi a semplificazioni e a impulsi referendari su questioni complesse. E vogliamo raccontare cosa è accaduto a Taranto negli ultimi 50 anni, come e se le istituzioni hanno provato a tenere in equilibrio due diritti, salute e lavoro.
Il contesto, nei giorni della telefonata era incandescente, si voleva difendere il posto dei lavoratori somministrati e al tempo stesso abbattere le emissioni di benzoapirene. Sfida difficile ma necessaria. Sulla battuta sul giornalista Nichi Vendola ha chiesto scusa, dicendo di provare vergogna, e la confidenza telefonica era legata al raggiungimento di obiettivi virtuosi, in particolare quello della salvaguardia dei posti di lavoro. E questa, ci teniamo a dirlo, non è una difesa d’ufficio ma una verità storica provata da atti amministrativi che non lasciano alcun dubbio sulla volontà di affrontare con soluzioni efficaci il dramma della città fabbrica.
Nel 1961 iniziano i lavori, lo stabilimento apre le porte 4 anni dopo. Fino al 2005 nessuna luce si accende su una città inquinata e sofferente. L’inquinamento entrava sui balconi, nei luoghi di lavoro, nelle vite delle persone: era, si può dire, sotto gli occhi di tutti. Nel 2006 Vendola ufficializza il tema ‘diossina’ nell’Atto d’Intesa Regione – ILVA e chiede di procedere alla misurazione degli inquinanti emessi. Nel 2007 iniziano i monitoraggi delle emissioni del camino E312 e dei microinquinanti organici nel comune di Taranto. Nel 2008 Nichi Vendola scrive al Presidente del Consiglio per coinvolgere il Governo nella salvaguardia di Taranto. Nello stesso anno la Regione approva La Legge antidiossina (per la prima volta in Italia viene applicata la norma europea del protocollo di Aarhus) una norma pionieristica che fissa valori limite stringenti all’emissione di diossina. Sempre nel 2008 viene istituito per la prima volta in Puglia il Registro Tumori. A gennaio del 2009, l’ARPA (Agenzia creata nel 2003 ma operativa dal 2005) accerta il superamento del Benzoapirene nel PM10 (una polvere sottile, risultato della produzione) e intensifica il monitoraggio su diossine e benzopirene. Nel 2010 in base ai dati dei monitoraggi, Vendola ordina il divieto di pascolo nelle aziende allocate nel raggio di 20 km da ILVA. A giugno l’Arpa Puglia produce una relazione sul superamento dei valori limite di benzopirene e il Sindaco di Taranto impone all’azienda di rientrare nei valori limite.
Il 13 agosto del 2010 arriva, come su altre iniziative regionali, lo stop del Governo Berlusconi. Il Ministero dell’Ambiente, attraverso il Decreto “Salva ILVA”, proroga al 2013 il raggiungimento del valore obiettivo per l’emissione di benzoapirene. In risposta al governo, la Regione Puglia inizia a lavorare a una Legge regionale anti BaP (benzoapirene) che fissi il limite di un nano-grammo di benzoapirene per metro cubo di aria. Dopo aver riscontrato il superamento di BaP, avvia un piano di risanamento per il rione Tamburi di Taranto con un monitoraggio diagnostico del BaP, unico in Italia per intensità (6 mesi continuativi con circa 1.800 campioni).
Nel 2011 La Puglia emana, unica in Italia, una legge regionale che prevede un intervento immediato in caso di superamento del limite di emissione di benzoapirene e indica precisi obblighi per le industrie. La Regione impone che nell’AIA ministeriale ci siano alcune prescrizioni, fra le quali: il riesame dell’AIA nel momento in cui vengano superati i limiti di emissione di benzoapirene; l’istituzione di un tavolo tecnico con il compito di valutare gli effetti cumulativi delle aziende sui cittadini di Taranto. Contestualmente viene istituito un tavolo  tecnico per uno studio più approfondito delle cause di mortalità nella città di Taranto.
Nel marzo 2012 Nichi Vendola scrive a Clini, chiede il riesame dell’Autorizzazione Integrata Ambientale, perché i livelli di benzoapirene continuano ad essere sopra la norma. Nell’ambito del riesame dell’AIA la Regione Puglia introduce alcune prescrizioni per l’azienda:
a) campionamento a lungo termine delle diossine;
b) l’introduzione della Valutazione del Danno Sanitario nel procedimento di autorizzazione;
c) l’obbligo per l’azienda di rendere accessibili i sistemi di monitoraggio in continuo delle emissioni in atmosfera.
A luglio il Consiglio Regionale approva una legge regionale che introduce lo strumento della valutazione del danno sanitario nell’ambito dei procedimenti di autorizzazione ambientale degli impianti industriali. Si tratta di una rivoluzione copernicana: al centro del sistema non più la fabbrica fordista, ma l’uomo e la qualità della sua esistenza.
Nel 2013 viene pubblicata la Relazione sulla Qualità dell’aria a Taranto e il Rapporto Valutazione Danno Sanitario ILVA di Taranto. Sono accreditate dall’AIRTUM le sezioni di Taranto e Lecce del Registro Tumori Puglia.
Nell’ottobre del 2013, quindi solo un mese fa, viene approvato dal Centro Nazionale per la Prevenzione e il Controllo delle malattie il progetto di ARPA, ASL TA e Istituto Superiore di Sanità che prevede:
• Costruzione di mappe geo-referenziate di contaminazione ambientale (ISS, ARPA Puglia).
• Studi sul rischio di endometriosi per esposizione a contaminanti organici persistenti (diossine, PCB e IPA) e relativa interazione gene-ambiente in donne in età fertile (ISS, ASL Taranto, ARES Regione Puglia).
• Studio sull’esposizione a metalli con proprietà neurotossiche e in associazione alla valutazione delle funzioni cognitive in soggetti in età evolutiva (ISS, ASL Taranto).
• Studi in vitro sul particolato atmosferico della città di Taranto ed altre aree urbane e rurali di controllo (ISS).
Questo è quello che è accaduto. Iniziative legislative, in piena sintonia con lo spirito e il dna di Sinistra Ecologia Libertà, in un’agenda di 9 anni in cui si è provato a coniugare il diritto alla vita e alla salute negato per decenni, tra complicità, silenzi, omertà. Il dialogo della telefonata non seppellisce questi 9 anni né li rappresenta.

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