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mercoledì 6 febbraio 2013 / Laura Boldrini

“On the road” in Sicilia

Fare campagna elettorale in Sicilia, spostandosi in lungo ed in largo per l’isola, è come fare una via crucis. Qui la viabilità è all’anno zero. Andare in giro, incontrare associazioni, istituzioni, sindacati, giovani e famiglie, presenta ogni giorno incognite imponderabili: strade franate, ponti crollati, autostrade piene di interruzioni per lavori in corso che non finiscono mai. Quindi ritardi che si accumulano, appuntamenti che saltano.

Due giorni fa, da Mazara del Vallo a Piana degli Albanesi, lungo la strada statale abbiamo trovato uno sbarramento per frana, all’altezza di Partinico, senza alcuna segnalazione che lo annunciasse. Avremmo dovuto impiegare un’ora e mezza. Invece, a causa della deviazione abbiamo perso tre ore.
Ieri, per fare il tragitto da Agrigento a Sciacca, 60 chilometri sulla statale 115 che normalmente si percorrono in 40 minuti, abbiamo impiegato due ore e mezza. Il crollo improvviso di un ponte, avvenuto tre giorni fa per l’erosione di un pilone costruito sul letto di un fiume, ci ha obbligato ad una strada alternativa. Se per me è stato un episodio, per gli studenti pendolari che devono percorrerla ogni giorno e per gli agricoltori che devono portare nei mercati i loro prodotti è un incubo quotidiano.
Questa mattina, l’autostrada Palermo-Messina è stato un percorso ad ostacoli tra restringimenti e deviazioni. Evidentemente, le tante inaugurazioni in pompa magna di Silvio Berlusconi per celebrare il completamento dei lavori erano propaganda più che realtà.
Per non parlare della Palermo-Catania, dove in uno dei viadotti i lavori sono cominciati dopo vent’anni di chiusura o della strada a scorrimento veloce Mussomeli-Caltanissetta, iniziata e mai finita.
Insomma, il sistema dei trasporti in Sicilia è in costante degrado. Non parlo solo di strade. Un esempio su tutti: le linee ferroviarie a binario unico sono l’80 per cento dell’intera rete regionale e la maggior parte di queste non sono elettrificate, mentre i treni a lunga percorrenza sono stati soppressi.
Quindi, con lo stesso tempo di un Roma-Milano ad alta velocità qui si rischia di percorrere poche decine di chilometri.
Ma invece di investire astronomiche risorse per un’opera rischiosa ed inutile come il Ponte sullo Stretto non sarebbe più utile, opportuno e giusto per migliorare le condizioni di vita dei siciliani occuparsi della manutenzione delle strade, della messa in sicurezza del territorio, del potenziamento dei porti e degli aeroporti, così da collegare la Sicilia all’intera area del Mediterraneo?
Infrastrutture adeguate dovrebbero essere il presupposto essenziale per uno sviluppo sano del Mezzogiorno.

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