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Nadia Urbinati*

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Conoscere e percorrere i vari rivoli della complessa riflessione in corso nella sinistra democratica dovrebbe essere un impegno di tutti, donne e uomini ai quali sta a cuore la loro dignità di persone e di cittadini. E’ miope pensare che non ci debba essere divisione tra destra e sinistra: quando la democrazia nacque con Solone, quel “saggio di saggezza popolare” chiese ai cittadini ateniesi di schierarsi per difendere la loro libertà, di non stare neutrali. La politica ha bisogno di ideali e gli ideali fanno discutere, dividono e appassionano, non rendono omologati o univoci, omogenei e neutri. Chiedere di non avere ideologie o di essere nè di destra nè di sinistra è come chiedere a un cittadino di non essere un agente politico.  Volere o non volere una sanità pubblica è una questione di interpretazione della società democratica, non l’esito di una analisi neutra. Volere o non volere buone scuole pubbliche anche. Solo i mercati immaginati nelle busines schools fantasticano di agenti perfettamente informati e calcolatori razionali. L’astrattezza e la miopia di questa immagine è sotto i nostri occhi. Non ha senso riprodurla in politica, come vorrebbe la logica di “nè di destra nè di sinistra”. La sfida è piuttosto quella di riuscire a mettere in moto un pensiero politico che metta in primo piano le aspettative dei cittadini, che metta al centro l’eguaglianza di cittadinanza e quindi la progettualità del pubblico, che infine sappia creare una contro-egemonia politica e della politica per reagire a quella di cui stiamo soffrendo le conseguenze e che fa appello alla neutralità di mercati che si autoregolano.

*Giornalista, Politologa, Titolare Cattedra Scienze Politiche alla Columbia University

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