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Dimissioni in bianco, Nicchi: «Reintrodurre la legge 188
nella sua versione originale»

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«Interrogato da una ragazza sull’abrogazione della legge sulle dimissioni in bianco durante la trasmissione Leader su Raitre, Silvio Berlusconi non ha praticamente risposto. Cosa penseranno tutte quelle donne che per bisogno di lavoro sono state costrette a firmare la propria dimissione?» Così Marisa Nicchi, candidata alla Camera in Toscana, sulla legge 188, di cui è stata prima firmataria e che è stata approvata nell’ottobre del 2007, poi abrogata dal governo Berlusconi appena insediato.
“La legge 188 – commenta Nicchi – era una legge contro l’abuso di potere che viene spesso compiuto nei confronti di giovani lavoratrici al momento dell’assunzione. Aveva una funzione preventiva basata su un’autodichiarazione codificata e non su norme post. Le dimissioni volontarie, per qualunque tipologia di rapporto di lavoro, dovevano essere autodichiarate esclusivamente su moduli con numerazione progressiva che avendo una scadenza di quindici giorni non potevano essere compilati prima del loro utilizzo. Si trattava di una legge semplice ed efficace, priva di costi”.

Il ministro Fornero ha poi reintrodotto la legge sulle dimissioni in bianco, “ma i suoi provvedimenti sono eccessivamente complicati dal punto di vista burocratico e soprattutto sono inefficaci perché non prevengono il fenomeno ma rimettono sulla lavoratrice l’onere di provare che sono state oggetto di un ricatto”. Ecco perché “uno dei primi atti del nostro Governo sarà il ripristino dei contenuti della legge 188 nella sua versione originale per affermare il diritto delle donne ad avere un figlio”.

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