Care/i tutte/i, caro Nichi, la cosa giusta da fare, oggi, è dire di no con convinzione alla retorica delle larghe intese, che fa perfino più danni delle larghe intese stesse. E’ la stessa retorica che a fine anni Settanta, una stagione oggi rievocata più a sproposito che a proposito, servì al sistema politico italiano per preservarsi da un cambiamento sociale e culturale che non voleva vedere né capire, a da cui preferì difendersi arroccandosi su se stesso dietro l’ombrello della lotta al terrorismo. Oggi, questa stessa retorica serve allo stesso scopo, tutelare il sistema politico da un cambiamento che preme, che il sistema politico non vuole né vedere né capire e di fronte al quale ripete la mossa, perdente, dell’arrocco. Sono negli Usa per lavoro e dunque non potrò essere con voi domani. Ma sono certa che Piazza Santi Apostoli sarà gremita di desideri ed energie che non si lasciano scoraggiare dalla cappa depressiva in cui società e politica soffocano, non da oggi, in Italia. Fare la cosa giusta significa anche forare questa cappa, liberare sentimenti vitali, più forti della cupa chiusura a riccio del sistema ma anche più lievi di quell’altrettanto cupo risentimento rottamatorio che sembra essere diventato l’unica arma di lotta contro il sistema. Sono certa che ce la faremo, perché i momenti in cui tutto sembra chiudersi sono anche quelli in cui invece tutto, inaspettatamente, si apre.
Un abbraccio